domenica 30 giugno 2013

Cadaverina & Putrescina

L'odore di morte...
vi siete mai chiesti da cosa deriva?
Quell'odore forte e nauseabondo...
Sono molecole così semplici...così banali...

Molti anni fa durante un'uscita al B.P. Park organizzavo una caccia al tesoro per la mia Sq.
L'erba era alta e mentre nascondevo dei foglietti ho sentito per la prima vota questo odore...
Una cosa pazzesca..era fortissimo...ho iniziato a cercare intorno a me, cercavo di capire da dove venisse...
finché non vidi la fonte....Una pecora era in decomposizione...da molto tempo. 
Non era una bella immagine ma soprattutto era inavvicinabile per questo tanfo allucinante e orribile.
Mi veniva da vomitare... e ho pensato come fosse stato diabolico da parte della natura rendere così orribile ciò che è..morto. Come a voler dire che è necessario lasciarlo andare...
Decisamente un'ottima strategia di comunicazione da parte della Natura.
Efficientissima come sempre.

La cadaverina e la putrescina
sono sostanze rintracciabili nei corpi in putrefazione
e derivano dalla fermentazione batterica.




La cadaverina ( 1,5-diamminopentano) è un prodotto di degradazione delle proteine
in particolare di una proteina...cioè della lisina e dalla sua decarbossilazione.

La putrescina (1,4-diamminobutano) ha un'unità di carbonio in meno rispetto alla cadaverina.
Essa è prodotta dalla decarbossilasi dell'Ornitina o Arginina.

Esse sono utilizzate per verificare la freschezza delle carni che devono essere conservate.
Infatti la loro presenza stabilisce l'alterazione della carne.

Vi lascio con uno dei pezzi a mio avviso migliori del Ciclone di Leonardo Pieraccioni 
per restare in tema morte!

"Tappami Levante..tappami se tu mi vo bene!"

venerdì 28 giugno 2013

Indice terapeutico e margine di sicurezza


Per veleno s’intende un farmaco o una sostanza che si può comportare come tossico fino a causare la morte in un soggetto sano o ammalato.

Tutti i farmaci sono veleni;
 ciò che li differenzia è la dose utilizzata.
Prima di commercializzare un farmaco è necessario valutare l’indice terapeutico (IT) dato dal rapporto tra dose letale 50 (DL50) e la dose efficace 50 (DE50):

  IT = DL50 / DE50.

La DL50 è quella dose che somministrata in un lotto di animali statisticamente significativo come numero porta alla morte del 50% della popolazione.


Se i valori fossero stati rispettivamente 1000 e 5, l’IT sarebbe 200 e quindi bisognerebbe aumentare di 200 volte la dose efficace prima di raggiungere la dose che porterebbe a morte.
Se l’IT = 1, la sostanza è veleno in quanto dose efficace e dose letale coincidono.
Se l’IT = 10, la sostanza può causare qualche reazione avversa che però è sopportabile.
Se l’IT = 1000, il farmaco non desta preoccupazioni.
In conclusione, sono migliori i farmaci ad alto indice terapeutico.
Tra questi ci sono gli antibiotici, mentre i glucosidi cardiaci sono a basso IT.

Soprattutto per i farmaci a basso IT, come la digitale (IT = 3), è importante considerare se i meccanismi di metabolizzazione ed eliminazione sono efficienti. In condizioni normali, infatti, l’andamento della concentrazione di un farmaco è ondulatorio: man mano che passa il tempo dalla somministrazione, questa scende fino ad un certo punto quando, somministrata un’altra dose di farmaco, ricomincia a risalire.

Se i sistemi di metabolizzazione ed eliminazione non sono efficienti, come succede facilmente negli anziani, in seguito a ripetute somministrazioni di farmaco, la concentrazione dello stesso tende ad aumentare e così, se si è di fronte ad un farmaco con IT basso, facilmente potrà essere raggiunta la dose letale o comunque una dose che determinerà reazioni avverse.


Nel caso della digitale, si avrà polso bigemino
 (aritmia caratterizzata dall’alternanza costante di una sistole con un’extrasistole), vomito, fino alla morte.
Per questi motivi, nel caso di somministrazione di farmaci poco maneggevoli è utile eseguire il monitoraggio terapeutico che consiste nel controllare giorno per giorno la quantità di sostanza presente nel sangue e di somministrare una nuova dose solo in caso sia avvenuta una riduzione della concentrazione ematica della dose precedente.
Questo tipo di monitoraggio è eseguito, per esempio, quando si somministrano antineoplastici (farmaci particolari dato che, nonostante la loro tossicità, devono essere somministrati a dosi le più alte possibili).

Il farmaco che a minor quantità di dose raggiungerà prima uno stesso effetto è il più potente.
Per efficacia, invece, s’intende il farmaco che riesce a raggiungere la maggior quantità d'effetto. Ad esempio, l'aspirina è usata per dolori non troppo importanti;
la morfina invece ha un’intensità d’effetto con un indice terapeutico diverso da quello dell'aspirina.
Se si usa l'aspirina, pur aumentando il dosaggio non si arriverà mai all'intensità dell'effetto della morfina.



giovedì 13 giugno 2013

Digitalis Purpurea O.o Foxglove





Il Digitale deriva il sua nome inglese (Foxglove) da
"Guanto del piccolo popolo"
poiché pare che le fate usino tale fiore talvolta come guanto o come cappello.


Un altro nome è ditale del folletto
il termine forse non è del tutto sbagliato se si considera che le digitali contengono Digitalina
uno stimolante del cardiaco
a cui si potrebbe legare l'origine 
della selvaggia eccitazione portata dai folletti.


Fra i farmaci cardiocinetici, detti anche cardiotonici o cardenolidi,
spiccano alcune sostanze estratte dai fiori della digitale, nome comune di diverse piante del genere Digitalis la più importante delle quali è la Digitalis purpurea.

I derivati attivi sono principalmente due: la digossina e la digitossina.
La digitonina è un altro glicoside digitalico che però non ha effetti sul cuore e viene principalmente sfruttato per il suo potere tensioattivo.
L’azione principale dei glucosidi ditalici consiste in un aumento della forza di contrazione delle fibrocellule miocardio(azione inotropa positiva). Questo si manifesta nel bloccaggio della della pompa sodio-potassio che aumenta la concentrazione intracellulare di sodio, il sodio quindi fuoriesce dalla cellula, scanbiandosi con il calcio per cui vi sarà un aumento della concentrazione di calcio intra cellulare.

Inoltre hanno anche altre azioni:

Azione inibitoria sia diretta che mediata dal nervo vago sul nodo del seno, da cui, da cui bradicardia( effetto cronotropo negativo).

Aumento dell’eccitabilità e della conduzione sul miocardio atriale,dell’eccitazione sui fasci di His e nel mio caridio ventricolare( effettobatmotropo positivo)

Clinicamente questi effetti si traducono sul miglioramento della funzione miocardica, con aumento della contrattilità, potenziamento del flusso plasmatico renale e della filtrazione glomerulare con aumento della diuresi. 


Le complesse molecole di questo gruppo di sostanze sono caratterizzate da una parte “attiva” rappresentata da una struttura fenantrenica e steroidea (un ciclopentanoperidrofenantrene),
cui è legato ad una estremità un anello lattonico ed all'altra, in posizione 3, una sequenza di zuccheri (digitossosio); è per la presenza di questi zuccheri che queste molecole sono dette glicosidi cardioattivi.
Digitoxigenin
Digitoxin

Digossina



L'uso di estratti della Digitalis purpurea per il trattamento dello scompenso cardiaco
 fu descritto per la prima volta da William Withering.


William Withering (17 marzo 1741 – 6 ottobre 1799)


La digitale è un classico esempio di farmaco
derivato da una pianta usata un tempo come rimedio dalla medicina popolare:
in erboristica si è ormai abbandonato il suo uso a causa del suo basso indice terapeutico e della difficoltà nel determinare la dose attiva.

La sintomatologia da intossicazione digitalica si manifesta con sintomi gastrointestinali quali anoressia, vomito, diarrea, sintomi neurologici come vertigini, confusione mentale, insonnia, turbe visive, inoltre può provocare palpitazioni, aritmie e sincopi.


" Si asserisce che 10 grammi di foglie secche
 e 40 grammi di foglie fresche 
possano provocare la morte di un uomo adulto."
Paris-Moyse, op.cit.,pp 225-226.